Gilles
Villeneuve irrompe nel mondo della Formula 1 nel 1977. Un personaggio nuovo,
sconosciuto al grande pubblico benchè nel suo Paese sia già "qualcuno", campione
delle motoslitte e "campioncino" nelle competizioni automobilistiche minori.
Alla sua seconda gara è già un pilota ufficiale della Ferrari: quasi nessuno sa
spiegarsi il perchè e non pochi criticano apertamente la scelta del costruttore
di Maranello. Ma il personaggio Villeneuve cresce con rapidità: va sempre più
forte, rischia più di tutti, soprattutto quando la vettura che guida difetta di
competitività, lotta per il primo posto ma anche per il penultimo con una
determinazione sconosciuta a tanti, non si arrende mai.
Ha il viso di un adolescente che non può non intenerire, piace a tutti, uomini,
donne, anziani, bambini e scatena un "morbo" che contagia mezzo mondo. La
"Febbre Villeneuve".
Il debutto di "Gil" in Formula 1 avviene il 16 luglio 1977 a Silverstone con una
McLaren, ma solamente tre mesi
dopo è già al volante di una Ferrari nel gran premio del Canada.
Il 23 ottobre dello stesso anno, durante il 6° giro del gran premio del Giappone
sul circuito del Fuji, la sua Ferrari tampona la Tyrrell dello svedese Ronnie
Peterson, la sua vettura spicca il volo capovolgendosi in aria, ricade di muso,
torna a decollare ed atterra in mezzo ad un gruppetto di spettatori che sostano
in una zona vietata al pubblico.
Il tragico incidente ha un bilancio di 2 morti e 10 feriti, una delle persone
decedute era un commissario di pista che stava disperatamente cercando di far
spostare la gente in una zona più sicura. Gilles rimase molto scosso ma non si
sentì mai colpevole di quanto era accaduto: "Noi piloti
rischiamo la vita in ogni istante e l'errore può sempre capitare, non possiamo
preoccuparci anche degli spettatori. Sono comunque terribilmente triste per le
persone che hanno perso la vita ma erano in un posto dove non avrebbero dovuto
stare e non mi sento responsabile per la loro morte, quelle persone non dovevano
trovarsi lì, la colpa è dell'organizzazione" - Questo fu il suo breve
commento.
E' il 1979 l'anno che porta alla ribalta Villeneuve in tutte le cronache
sportive e non, diventa un personaggio per gli "azzardi" e le "follie" che
compie alla guida della sua Ferrari 312 T4. Ci sono diversi episodi in
quell'anno che alimentano la passione per il piccolo "canadese volante".
1 luglio 1979 G.P. di Francia: sul circuito di Digione si assiste ad uno
dei più memorabili duelli che la storia della Formula 1 abbia mai vissuto. Ore
14, Villeneuve scatta in testa dalla seconda fila, il canadese "brucia" tutti e
tiene un'andatura forsennata ma, circa a metà della corsa, Jabouille lo supera
in fondo al rettilineo dei box. Intanto Arnoux incalza e recupera parecchi
secondi. Siamo a tre giri dalla conclusione della gara,
la Renault turbo di René Arnoux è alle spalle della Ferrari di Gilles che si
trova in seconda posizione dietro all'altra Renault turbo di Jean Pierre
Jabouille, dopo diversi tentativi lo passa ma, con una "staccata" al limite,
Gilles ripassa l'avversario a ruote fumanti, i due proseguono così, affiancati
per diverse curve toccandosi più volte, ruota a ruota per altri due
interminabili giri. Alla fine Villeneuve avrà la meglio e giungerà secondo.
Sul podio l'emozione è grande: "Paura? Nemmeno per sogno,
è stato molto divertente" commenta Gilles. "Per un
pò ho temuto di finire fuori pista comunque è stato tutto bello, tutto sportivo"
dichiara Arnoux. Su quella pista era successo qualcosa di irripetibile...
Qualche settimana dopo a Zandvoort durante il gran premio d'Olanda,
Villeneuve si rende protagonista di un episodio che farà discutere ma che
comunque rende l'idea del suo spirito di indomito combattente.
Villeneuve è al comando ma si rende conto che le gomme si stanno usurando e che
una, in particolare, sta cominciando a sgonfiarsi. Gilles continua e attaccato
da Alan Jones, compie uno spettacolare "testa-coda". Non si ferma ai box, come
sarebbe
stato logico, per cambiare i pneumatici ma prosegue e finisce nuovamente fuori
pista con il pneumatico posteriore sinistro che comincia ad afflosciarsi. Deve
praticamente compiere un intero giro per rientrare ai box e lo compie con la
smania di non perdere troppo tempo. Fila come un razzo tanto che il cerchione
comincia a strisciare sull'asfalto fino a quando non si rompe completamente
anche la sospensione. Villeneuve continua imperterrito con il troncone
posteriore quasi divelto che sprizza scintille ed ondeggia paurosamente; si
ferma ai box ed è l'amara conclusione di una gara che ha acceso l'entusiasmo dei
tifosi ma che, al tempo stesso, accende anche infuocate polemiche.
Ormai "Gil", ha firmato un modo tutto suo di guidare, di concepire le corse; c'è
chi lo accusa di partenze forsennate e di condotta in pista da codice penale ma
in effetti Villeneuve sta marcando un'epoca, sta dimostrando a tutti che le sue
prodezze non sono solo un modo di condurre una vettura ma anche una sua
personale filosofia di vita.
Durante il gran premio d'Italia sul circuito di Imola, nel settembre del 1980,
Gilles subisce l'incidente più spaventoso e spettacolare della sua carriera.
Siamo al sesto giro e la Ferrari 312 T5 del candese esce di strada prima della
curva Tosa
(la curva che gli sarà intitolata in seguito, dopo la sua morte).
"Viaggiavo quasi a 280 all'ora - racconta -
e le gomme probabilmente erano ancora fredde. Fatto stà
che alla staccata della Tosa un pneumatico è scoppiato e la macchina ha sterzato
violentemente verso sinistra fracassandosi contro il muretto di protezione, è
stata una botta terribile". La macchina rimbalza in pista e Villeneuve
viene evitato per miracolo dal gruppone che lo segue ancora compatto, solo
l'Alfa Romeo di Bruno Giacomelli finisce sui detriti forando a sua volta una
ruota che lo costringe al ritiro. Gilles fortunatamente è incolume ed esce da
ciò che rimane della sua vettura ferma in mezzo al tracciato; solo un bello
spavento per tutti.
Montecarlo 1981 è una data storica perchè verrà sempre ricordata per la prima
vittoria di un motore turbocompresso in un circuito cittadino e per di più a
livello del mare. L'auto vincente è la Ferrari 126 C numero 27 ed il pilota che
la porta al trionfo, sopperendo con la grinta alle manchevolezze della vettura,
è Gilles Villeneuve.
Le prove lo vedono partire in prima fila accanto al detentore della "pole"
Nelson Piquet, durante la gara però, il brasiliano commette un errore fatale e
si deve ritirare. La fortuna, che in un circuito del genere è sempre meglio
averla dalla propria parte, regala a Villeneuve la possibilità di prendere il
comando perchè la Williams di Alan Jones, che era in testa dopo l'uscita della
Brabham di Piquet, comincia ad avere problemi e deve fermarsi ai box, riparte
con un discreto vantaggio ma non basta. La furiosa rimonta di Villeneuve, pur
con una precaria tenuta di strada della sua Ferrari, si concretizza a cinque
giri dalla fine con un grandioso sorpasso all'esterno prima della temutissima
"Ste. Dévote".
E' l'apoteosi, Gilles scavalca l'australiano in un punto impossibile e la folla
salta in piedi entusiasta. La Ferrari non vinceva da 18 mesi e Gilles taglia
vittoriosamente il traguardo con i meccanici che gli vanno incontro piangendo
per la gioia. Quel giorno non si potrà mai più dimenticare...
21 giorni dopo, siamo sul tracciato spagnolo di Jarama ed ecco il commento della
stampa:
- La più bella corsa degli ultimi 10 anni, forse
paragonabile solo alla fantastica gara di Clark a Monza nel 1967. Ha vinto la
Ferrari dello splendido, ineguagliabile Villeneuve.
La rossa vettura di Maranello ha convinto più qui che a Montecarlo; il canadese
lo si può assolutamente paragonare ad una belva per classe e grinta eccezionali;
non ha lasciato un attimo di respiro per 80 giri agli avversari alle sue spalle
come solamente i campioni con tanto, tanto cuore possono fare.
E pensare che la Ferrari ha forse il telaio con il maggior numero di problemi
nel gruppo della F.1, un telaio "scodinzolante" che sul circuito di Jarama
portava la macchina da una parte all'altra della pista rovinando di conseguenza
le gomme. Poco importa questo a Gilles che conduce la sua rossa vettura di qua e
di là, la segue e la corregge in modo incredibile nelle difficili curve che i
magnifici telai inglesi invece dipingono. Ora che l'affidabilitaà del motore
turbo è stata raggiunta, con un "Nuvolari-Villeneuve" così ci si può attendere
di tutto... -.
L'"Aviatore", così era stato soprannominato Gilles agli inizi della sua
carriera per i numerosi incidenti dovuti soprattutto all'inesperienza e ad un
pizzico d'ingenuità, ma il termine era usato anche in maniera critica nei suoi
confronti perchè a volte il pilota eccedeva in irruenza ed agonismo sprecando
occasioni favorevoli e possibilità di risultati. Il modo di accostarsi alle
corse di Villeneuve è forse stato troppo passionale, troppo istintivo ed
immediato per potergli dare un titolo mondiale e sono tanti gli episodi che
hanno costellato la sua breve carriera ed Enzo Ferrari lo difese sempre per quel
suo modo di essere e di pilotare. A volte era necessario superare il limite e
così anche guidando mezzi non competitivi, Gilles si impegnava sempre al massimo
delle sue possibilità: "Se corri al centodieci percento, è
normale che ti possa capitare un incidente o che tu possa finire fuori pista,
questo è il mio mestiere ed io non riesco a vivere senza le corse".
Ecco un'inconfondibile "unità di misura" della celebrità: Gilles Villeneuve
sulla copertina di "Time", come era avvenuto nel 1965 con Jim Clark.
Ma nel 1981 la sua popolarità aveva raggiunto livelli impensabili, pur non
avendo vinto nessun titolo se l'era conquistata con i suoi "eccessi" in pista
dimostrando ogni volta la voglia di non arrendersi mai, anche in situazioni di
evidente inferiorità tecnica del mezzo. Venne criticato duramente in quell'anno
per alcuni incidenti da lui provocati durante il gran premio d'Olanda oppure a
Silverstone per esempio, ma era un pilota che aveva sempre la smania di vincere
e questo lo portava a fare qualche piccolo errore che ammetteva senza mai dare
colpe alla vettura o alla squadra, senza mai cercare giustificazioni inutili.
Il 23 ottobre 1981 nella tradizionale conferenza stampa di Maranello, Enzo
Ferrari disse di lui: "Vorrei sapere chi, fra quelli che
lavorano nella formula uno, che disegnano macchine, che corrono o che scrivono,
non commette mai un errore. Può darsi che abbia commesso delle ingenuità: ma
quando un pilota, a Montecarlo, fa parlare della Ferrari come di una macchina da
mondiale e riesce ad arrivare sulla copertina del "Time", sette milioni e mezzo
di copie, allora vuol dire che qualcosa rappresenta. Villeneuve mi sta bene così
com'è, con le sue esuberanze e gli incomprensibili rischi che corre. Lui
soddisfa il pubblico, è come un attore, logicamente va alla ricerca
dell'applauso: in fondo si recita per questo".
Il 1982 doveva essere il suo anno, finalmente c'erano tutti gli ingredienti per
vincere il titolo: la vettura migliore, un compagno veloce che poteva togliere
punti agli avversari. Nel giro finale del Gran Premio di Imola, che domina
fin dal principio,
rallenta sapendo di avere ormai la gara in pugno. Ma
viene inaspettatamente sorpassato a tradimento dal suo compagno di squadra
Pironi il quale gli ruba letteralmente la vittoria. Villeneuve è furioso nonostante il suo carattere pacato. Con la ferita che brucia
ancora si presenta, due settimane più tardi, al Gran Premio di Zolder.
Durante le qualifiche del sabato, mentre fa il giro veloce,
arriva dietro la più lenta March pilotata da Mass. Gilles
tenta il tutto per tutto sperando che Mass si sposti ma non sarà
così. L'impatto fra le due ruote, fà letteralmente decollare la Ferrari
che si disintegra, scagliando il pilota canadese contro le reti di
protezione. La sfortuna vuole che il pilota Ferrari vada a
colpire il palo tra una rete e l’altra. Villeneuve viene soccorso subito
ma le sue ferite risultano mortali. Muore nell’ospedale locale la sera
stessa. La sua morte ha lasciato una profondissima tristezza che aleggia tuttora
nel mondo delle corse.
Enzo Ferrari lo ha ricordato così:
"Gilles con la sua generosità, con il suo ardimento, con
la sua capacità distruttiva che aveva nel pilotare le macchine macinando
semiassi, cambi di velocità, frizioni, freni, ci insegnava cosa bisognava fare
affinchè un pilota potesse difendersi in un momento imprevedibile, in uno stato
di necessità. E' stato un campione di combattività ed ha regalato tanta
notorietà alla Ferrari. Io gli volevo bene".