Il periodo del
dopoguerra vede il ritorno delle principali competizioni europee tra cui la
Targa Florio, Le Mans e la Mille Miglia la cui prima edizione corsa dopo la
guerra è quella del 1947. I concorrenti sono per lo più italiani tra i quali
spicca Nuvolari, ormai cinquantacinquenne, che viene lasciato a piedi, a metà
percorso, dalla sua Cisitalia che ha problemi elettrici sotto un diluvio. Riesce
a sistemare il problema e torna in corsa: guidando come solo lui sa fare si
aggiudica il secondo posto. Nonostante i problemi di salute, si iscrive anche
all’edizione dell’anno successivo con una nuovissima e fiammante Ferrari.
Nuvolari è molto malato ma è sempre il migliore: febbricitante, arriva al
traguardo con 29 minuti di vantaggio sul suo compagno di squadra! Guida come
solo lui sa fare, spargendo parti della sua vettura lungo tutta l’Italia: la
Ferrari fatica a mantenere il ritmo del suo pilota ma, quando si rompe
addirittura il sedile, Nuvolari non si scoraggia e lo sostituisce con un sacco
d’arance. Nuvolari sa che sta per morire e che questa è forse la sua ultima
possibilità di vincere una gara e non si ferma. Quando raggiunge Maranello Enzo
Ferrari lo vede si rende conto dello stato spaventoso in cui è il suo pilota:
tenta di farlo smettere, ben sapendo che così perderebbe la prima vittoria della
Ferrari, ma Nuvolari non ne vuole sapere. Sembra quasi una missione suicida e
molti la pensano così ben sapendo che Nuvolari preferirebbe molto di più morire
al volante di una macchina da corsa che non in un ospedale. Alla fine è
costretto al ritiro a causa della rottura dei freni della sua Ferrari: ha
guidato il più velocemente possibile, per il maggior tempo possibile ma di
fronte a questo guasto è costretto a fermare la sua vettura sul ciglio della
strada. Esausto si accascia sul volante, viene poi estratto dalla sua vettura di
peso e portato a letto dal prete della locale parrocchia. Questa sarà la sua
ultima e più grande gara, morirà cinque anni più tardi in un letto. I piloti con
i quali ha battagliato sulle piste di tutta Europa non vedranno mai più un
avversario del suo calibro. L’Italia e tutto il mondo dei motori piangeranno la
morte di questo piccolo uomo col cuore di gigante per molto, molto tempo.