La Lotus 72.
|
Due titoli mondiali, tre coppe costruttori, venti gran premi
vinti in sei stagioni.
Secondo molti la Lotus 72 è la formula uno del
secolo, una tappa fondamentale nell'evoluzione tecnica delle auto da
competizione. Già le cifre parlano chiaro, non solo è
la più vittoriosa ma anche la più longeva tra tutte le Formula 1 della
storia, avvicinata solo dalla 49 e dalla Mc Laren M23 che, non a caso, ne
rappresentava il perfezionamento.
Sei stagioni quasi complete, sempre su livelli quanto meno dignitosi di
competitività, rappresentano un record inavvicinabile, anche perché in quegli
anni i budget limitati costringevano i costruttori a sfruttare al massimo le
qualità delle vetture migliori.
Ciò che però rende unica questa formula uno,
progettata attorno al leggendario motore Cosworth DFV, è la sua architettura
costruttiva. La Lotus 72 è infatti la sintesi e la sublimazione di quanto di
meglio fosse stato concepito nei decenni precedenti, come per esempio il
telaio
monoscocca, l'adozione del motore centrale posteriore con
funzione portante e più in generale la filosofia tutta inglese della
semplicità e leggerezza che ne faranno il punto di riferimento
dell'automobilismo moderno. Nel contempo questa leggendaria monoposto
racchiudeva innovazioni importanti , come le sospensioni a
barre di torsione e l'adozione dei freni entrobordo. La novità
più appariscente è però la
dislocazione laterale dei radiatori per l'acqua, che permisero ai
progettisti di conferire al modello il caratteristico
profilo a cuneo. Si aprono così definitivamente le porte alla ricerca
aerodinamica raffinata, che d'ora in avanti diventerà uno dei temi dominanti.
|
La Lotus 72 nel 1970.
Passo 2,54 m
Carreggiata 1.447 m
Peso 533 kg
Telaio monoscocca chiusa.
Motore Ford Cosworth DFV
8 cilindri a V a 90° 2993 cc (85,7x64,6 mm)
440 cv a 10000 giri/min
funzione portante
Cambio Hewland a 5 rapporti. |
|
Nata nel 1969 dal genio di Colin Chapman
e Maurice Philippe, venne presentata nel 1970, suscitando subito
grande interesse ma anche qualche dubbio. L'estrema pulizia e semplicità
delle sospensioni, e quel braccetto per il freno, lasciavano perplessi
sulla solidità del sistema. Subito però si sospetta che quel cuneo possa
essere un'arma imbattibile. Dice Stewart:
"Siamo sinceri, se sarà molto, molto veloce, io
non potrò farci nulla". Sarà buon profeta.
Alla fine degli anni sessanta molti progettisti si erano concentrati
nello sviluppo di F1 a trazione integrale. Anche Chapman e Philippe si
erano cimentati su questa strada con la 63 ma i risultati non furono
soddisfacenti. Con la 72 si tentò di ottenere gli stessi risultati di
una vettura che avesse minime variazioni di assetto ma che mantenesse le
caratteristiche di semplicità e sensibilità di guida di una vettura con
trazione su 2 ruote.
Così ricorda Maurice Philippe:
" L'uso di radiatori laterali che consentisse una
parte frontale continua e liscia era una mossa ovvia,anche se la loro
area doveva essere maggiore rispetto a quella di uno unico anteriore.
Freni entrobordo erano un'altra mossa ovvia per dare un basso peso non
sospeso e sollevare la sospensione da coppie frenanti. Inoltre le
sospensioni erano progettate per ridurre al massimo il rollio e l'
"affondabilità" di muso in frenata."
Gli ultimi due obiettivi non vengono però raggiunti e i primi
passi della 72 sono difficili. la vettura è poco maneggevole e in curva
tende a sollevare la ruota interna. Si cerca di ovviare togliendo
l'anti-beccheggio Di ritorno dal Gran Premio del Sud Africa, Rindt la
prova a Snetterton ma la messa a punto è problematica, tanto che, dopo
averla portata all' esordio in Spagna, il pilota austriaco le preferisce
la 49, con la quale vince a Monaco.
|
|
|
Dal disegno schematico della versione "D"
(con modifiche nelle sospensioni posteriori) e dalle fotografie,
risalta chiaramente la raffinata pulizia dell'avantreno con la
sospensione a barra di torsione, che faceva apparire "dinosauri"
le altre monoposto. Si noti la barra che collega alla ruota il
disco del freno entrobordo. I bracci erano in acciaio legato al
cromo-molibdeno.
Il concetto seguito era quello del
progressivo indurimento della sospensione durante la fase di
compressione. |
|
|
L'immagine frontale evidenzia le ampie prese d'
aria triangolari " NACA" per il raffreddamento dei
freni che scompariranno nelle successive versioni.
A sinistra -
Uno dei problemi cui si trovarono di fronte i tecnici, fu quello dello
smaltimento del calore accumulato dai dischi anteriori entrobordo. In tale
posizione il loro raffreddamento risultava meno efficiente rispetto a
quanto si otteneva con soluzioni tradizionali. Durante una sosta , si nota
come si cerchi di ovviare con un ventilatore studiato appositamente.
Proprio Il cedimento di un braccetto del freno, sarà riconosciuta
come la causa del tragico incidente di Rindt, probabilmente legato all'
eccessiva temperatura.
|
Proprio a Jarama si erano manifestati i primi
problemi ai freni legati al difficile smaltimento del calore. Durante
le prove del Gran Premio di Spagna cede il materiale isolante che circonda i
dischi anteriori provocando l'allentamento di sei bulloni di un lato, che
poi si tranciano. Dopo un testacoda Rindt si era arrestato con un solo freno
anteriore integro.
Nelle prove del Gran premio d' Olanda Rindt, dopo aver provato la versione
"C" opta per la "B", priva del sistema antibeccheggio che tendeva a
irrigidire la sospensione e a rendere insensibile lo sterzo, già di per sé
molto leggero.
Con questa nuova soluzione, che diventerà la scelta definitiva, Rindt
vince a Zandvoort il 21 giugno1970. A questa seguiranno le vittorie
importanti di Clermont-Ferrand, dopo il ritiro di Ickx e Beltoise, di Brands
Hatch, beffando ancora una volta Brabham all'ultimo giro (e con il sospetto
di avere l'alettone posteriore più alto del consentito) e infine a
Hockenheim, dopo uno splendido duello con la Ferrari di Ickx.
Il 5 settembre, a Monza, la marcia di Jochen Rindt si arresta
tragicamente. Durante le prove del sabato, alle ore 15.25 la Lotus 72 dell'
Austriaco esce improvvisamente di pista all' imbocco della Parabolica
schiantandosi contro il Guard-rail. L'inchiesta sull' incidente,
avviata immediatamente dalla procura, identificherà la probabile causa nella
rottura del braccetto del freno anteriore.
La morte di Rindt, oltre a scatenare le solite polemiche sui pericoli delle
corse, pone anche seri dubbi sull' affidabilità della "filiforme" Lotus 72
Lo stesso Chapman viene messo sotto accusa dai tecnici e dalla stampa
per l' ardita filosofia costruttiva che da sempre lo contraddistingue. Tutto
l' ambiente, pur ammirandolo ritiene ormai poco sicure le sue creazioni.
Helen, moglie di Stewart, rivelerà dopo il ritiro del marito dalle
competizioni, di non aver mai fatto pressioni su Jackie perchè smettesse di
correre ma di avergli solo chiesto di non guidare mai una Lotus. La
cattiva fama delle vetture inglesi è ingenerosa ma sicuramente la ricerca
dell' estrema semplicità e leggerezza ha pericolosamente spinto più
volte Colin Chapman verso i limiti estremi.
|
|
Sopra - Rindt porta
all'esordio la 72 in Spagna sul circuito di Jarama. Qualificatosi con
l'8° tempo, si ritirerà al 10° giro per noie all'accensione.
|
Sopra - un' immagine della
prima vittoria della 72 a Zandvoort con Rindt che vincerà davanti a
Stewart, alla media di 181,777 Kmh. |
A destra - Emerson Fittipaldi
alla sua quarta corsa in F1 vince il suo primo gran premio a Watkins
Glen consegnando idealmente a Rindt il titolo mondiale, il primo alloro
della Lotus 72.
Il giovane brasiliano aveva esordito in F1 nel GP di Gran Bretagna a
Brands Hatch con una Lotus 49 quando aveva solo 24 anni.
Nel successivo Gran premio a Hockenheim arriveranno i primi punti
mondiali, classificandosi quarto con una 72.
La sua carriera è solo all’inizio ma tutti scommettono sul suo futuro da
campione e il Brasiliano terrà fede alle promesse. |
|
A destra - Reine Wisel a
Kyalami con la Lotus 72 versione C.
Si può notare la scomparsa delle prese d’aria per i freni.
Il 1971 si concluderà senza vittorie per la scuderia di Chapman ma non
dovrà attendere troppo a lungo. L'anno successivo la 72 tornerà a
vincere, dimostrandosi la monoposto più avanzata.
Anche nel 1971 la Lotus 72 resta comunque il punto di riferimento
tecnico per i nuovi progetti che si susseguono in formula uno. |
|
Il 1971 è per la 72 un anno di
transizione. Dopo la scomparsa di Rindt, Chapman punta sul giovanissimo
Fittipaldi, ancora acerbo ma destinato a maturare rapidamente. La Lotus 72 è
sicuramente competitiva ma i tecnici sono distratti dal progetto della 56 B
azionata dal motore a turbina Pratt & Whithney , che verrà presto abbandonato
dopo alcune fugaci apparizioni e un ottavo posto a Monza con Fittipaldi come
miglior risultato. In questa occasione Chapman non venne in Italia, perché
incriminato dalla magistratura per l' incidente che aveva causato la morte di
Rindt e il team ufficiale Lotus non s' iscrisse alla corsa. La vettura a
turbina corse così con i colori giallo-neri del team World Wide Racing.
Dopo un 1971 senza vittorie arriva il pronto riscatto nel 1972, quando Emerson
Fittipaldi diventa, a 24 anni, il più giovane campione del mondo della storia.
Cinque saranno alla fine i GP vinti dal Brasiliano che esalta il suo paese
fino al delirio.
Compare la nuova livrea nero-oro della John Player Special, destinata a
diventare "un’icona" della formula uno, sponsor fedele della Lotus per molte
stagioni.
Quella che vince il titolo del 1972 è la "D" che aveva esordito a Montecarlo
nel'71. Philippe e Chapman avevano operato un passo indietro nello schema
delle sospensioni posteriori.
Infatti, i doppi trapezi vengono sostituiti con un semplice piccolo braccio
superiore, due biellette inferiori e due puntoni. Tali interventi erano stati
dettati da strane e non chiarite anomalie che si erano manifestate e ad esse
si giunse per tentativi, correggendo la variazione di curvatura della
convergenza.
Sopra - Fittipaldi alla Parabolica durante il Gran Premio
d'Italia del 1972. Sull' alettone si notano i 4 marchi JPS
corrispondenti ad altrettante vittorie. Al termine della corsa se ne
dovrà aggiungere un quinto, oltre al primo titolo mondiale del
Brasiliano, il secondo per la Lotus 72. |
A destra - Ancora una bella
immagine di Fittipaldi a Monza durante il GP d’Italia del 1972 nel
giorno in cui conquista il suo primo titolo mondiale.Qui sta affrontando
la prima chicane sul rettilineo dei box, introdotta proprio quell’anno,
con la variante Ascari, per eliminare il gioco delle scie che
caratterizzava le corse a Monza. Dopo il ritiro di Stewart, che in
partenza aveva rotto la frizione e al 46° di Ickx, che il
brasiliano tallonava da vicino, Fittipaldi vincerà indisturbato, proprio
con il telaio n° 5 che lui stesso aveva sbattuto a Monza nel 1970 e
inviato in Italia per sostituire il 6 e 7 danneggiati in un incidente
della bisarca che li trasportava. |
|
Con il modello "D" Fittipaldi comincia
trionfalmente anche la stagione 1973 vincendo in Argentina e Brasile. Per
Chapman sarà un’ annata di grandi vittorie ma alla fine conquisterà solo la
coppa costruttori, mentre il titolo di campione del mondo finirà nelle mani di
Jackie Stewart. Ben sette saranno i gran premi vinti dalla Lotus nel 1973,
quattro dei quali con Ronnie Peterson. Considerato il campione del
futuro, Colin Chapman punta decisamente su di lui per la stagione 1974, quando
Fittipaldi preferisce firmare per la Mc Laren diretta da Teddy Mayer.
A destra - Ronnie Peterson
con la 72 E. Inseguito da Fittipaldi, Revson e Cevert, attacca la
variante Ascari nel Gran Premio d’ Italia del 1973. Vincerà la corsa
davanti al compagno di squadra che così "abdica" a favore di Stewart,
giunto quarto grazie a una storica rimonta, cui fu costretto per una
foratura nei primi giri che gli aveva fatto perdere un minuto ai box.
Chapman, per “punire” il brasiliano che non aveva ancora firmato il
contratto, non ordina a Peterson di cedergli il primo posto. come nel
precedente gran premio in Austria, di fatto consegnando il titolo a
Jackie Stewart con due corse di anticipo. La stampa criticherà Chapman
per i suoi "cattivi" calcoli. |
|
|
A sinistra - Emerson
Fittipaldi sulla esse in salita di Watkins Glen nel 1973, la sua ultima
corsa con la 72. Si chiude così il suo rapporto con la Lotus proprio là
dove aveva ottenuto la sua prima vittoria. Per il campione brasiliano si
preparava una stagione esaltante alla Mc Laren dove vincerà il secondo
titolo mondiale con la M 23 ma la sua immagine rimarrà legata
soprattutto alla livrea nero-oro della JPS e alle linee filanti della
Lotus 72. |
Alla fine del 1973 si ritiene che la 72 abbia
ormai terminato il suo ciclo e Chapman cerca di proporre una nuova strada con
la 76, battezzata ufficialmente JPS/9 in ossequio allo sponsor, dotata di una
rivoluzionaria frizione manuale, comandata da un pulsante posizionato sul
cambio che attiva un servocomando idraulico. Il progetto si dimostra
fallimentare, tanto che si deve ritornare alla vecchia 72, la quale dimostrerà
ancora un buon livello di competitività con la versione "E" disegnata da
Ralph
Bellamy e Martin Ogilvie,che aveva esordito nella Corsa dei Campioni del 1973
e dimostratasi vincente nel corso di tutta quella stagione. In questa
evoluzione si era intervenuti più che altro per adattare la 72 ai nuovi
regolamenti del 1973 e a ciò provvide anche Martin Wade. La 72 E appare
leggermente più affusolata ed è più pesante per rispettare i nuovi limiti
regolamentari. Diversi l' alettone posteriore e la presa d'aria a periscopio e
nuovo il serbatoio dell'olio. Nel 1974 arrivano 3 vittorie con Ronnie
Peterson: a Monaco dopo una fantastica rimonta, a Digione, con una corsa
imperiosa e infine a Monza, dopo il mesto ritiro delle Ferrari. Questa sarà
l’ultima vittoria della 72. Ormai incalzano le nuove “stelle”, in particolare
la McLaren M23, sua erede tecnica.
A destra - Ronnie Peterson
ottiene a Montecarlo una splendida vittoria con la 72 in una corsa tutta
di rimonta dopo un testacoda nelle fasi iniziali.
Qui precede la Tyrrell di Jody Scheckter che arriverà secondo, a quasi
30 secondi dallo Svedese.
Sopra - Una Lotus rossa, quella del team Gunston condotta a Kyalami nel
1975 da Guy Tunmer, tra Reutemann e Scheckter che lo stanno doppiando. |
|
A destra -
A Monaco nel 1974 Jacki Ickx con la ‘72’ tallona
Fittipaldi. Il pilota belga, passato dalla Ferrari alla Lotus con molte
speranze, vincerà solo la “Corsa dei Campioni” a Brands Hatch,
precedendo proprio Niki Lauda che lo aveva sostituito alla Ferrari.
Sopra - Peterson insegue la Brabham di
Reuteman nel GP d’Italia del 1974. Sarà l’ultima vittoria della Lotus
72, cinque stagioni dopo il primo trionfo.Si noti il numero 1 che
contraddistingue la vettura di Peterson. Infatti a partire dal '74 si
decise di adottare la numerazione fissa delle formula uno. Essendosi
ritirato il cam- pione del mondo Jackie Stewart, i numeri vennero
distribuiti in base alla classifica della coppa costruttori del 1973
vinta appunto dalla Lotus. |
Sopra - Ronnie Peterson vince
da dominatore il gran premio di Farncia del 1974, disputatosi per la
prima volta sul breve circuito di Digione. La "nonna" trionfa ancora una
volta ma siamo ormai al canto del cigno per la 72. A Monza l' ultimo
acuto. |
Nel 1975 appare chiaro che la Lotus 72
non può più essere competitiva. Si cerca di rivitalizzarla varando la
versione F, con modifiche alle sospensioni posteriori ma il miglior
risultato sarà un quarto posto a Montecarlo. L’ultima corsa sarà il
GP degli USA a Watkins Glen. Per la Lotus si chiude un’epoca di successi e
si apre un periodo di crisi tecnica che finirà solo con l’avvento della 78
che inaugura "l’era wing car".
A destra - L' ultima corsa
della 72 a Watkins Glen nel GP degli Stati Uniti 1975. Qui Peterson
insegue la March di Brambilla e la Hesketh di Hunt, precedendo la
McLaren di Mass. Peterson giungerà quinto a 50” dal vincitore Lauda, un
risultato ammirevole per una vettura concepita sei stagioni prima e che
pareva aver chiuso il suo ciclo alla fine del 1973, quando si pensava di
mettere in vendita tutte le 72 e il materiale di ricambio. Ma come
spesso accade anche la "roba" vecchia può tornare utile e la Lotus 72
resta un gioiello ineguagliato nella storia della formula uno. |
|
Le principali tappe nell'evoluzione della Lotus 72.
|
|
LOTUS 72 C
Oltre all’anti-dive, già tolto nella ‘B’,
in questa versione si era rinunciato all’anti-squat nel
retro-treno. |
|
LOTUS 72 D
Qui nella veste aerodinamica del 1972.Chapman e
Philippe ne avevano modificato le sospensioni posteriori. |
|
LOTUS 72 E
Qualche ritocco aerodinamico la si dota di
una carrozzeria deformabile e di un nuovo serbatoio dell' olio. |
Le Lotus progenitrici della 72 che hanno segnato la storia della formula uno.
|
|
LOTUS 25
La prima monoscocca. Costruita nel 1962 "attorno" a Jim Clark che
vi guidava sdraiato. Era formata da 2 travi di lamiera scatolata
collegate da tre ordinate, una anteriore una all' ajtezza delle
ginocchia del pilota e la terza alle sue spalle. Nelle 2 travi erano
collocati i serbatoi. L'idea venne lavorando sulla trave centrale della
Elan che Chapmen scoprì rigidissima. |
|
LOTUS 49
La prima formula 1 a motore portante. Costruita nel 1967
attorno al nuovo motore Ford Cosworth v8, farà il suo esordio vincendo
con Clark a Zandvoord. Il motore era parte integrante con il telaio che
terminava subito alle spalle del pilota. Sarà ancora vincente nel 1970 a
Monaco, dimostrandosi una delle monoposto più vincenti e longeve della
storia. |
...e quelle che le hanno inutilmente conteso lo scettro.
|
|
LOTUS 56 B
Dotata di un motore a turbina
venne utilizzata solo sui circuiti più veloci ma senza risultati
apprezzabili. Il progetto venne presto accantonato. |
|
LOTUS 76 - JPS
/ 9
Presentata nella stagione 1974, venne accolta con scalpore per le
innovazioni che racchiudeva, in particolare una inedita
frizione manuale. Risulterà un fallimento. |
RIASSUNTO
STATISTICO GENERALE 1970-1975 |
CORSE DI CAMPIONATO |
CORSE COMPLESSIVE |
GV |
PP |
VINTE |
RGAREE |
TELAIO |
GARE |
VINTE |
PP |
GV |
- |
- |
- |
4 |
R1 |
5 |
- |
- |
- |
- |
3 |
4 |
6 |
R2 |
8 |
4 |
3 |
- |
- |
- |
- |
14 |
R3 |
19 |
- |
- |
1 |
- |
- |
- |
3 |
R4 |
4 |
- |
- |
- |
- |
1 |
4 |
41 |
R5 |
55 |
8 |
5 |
4 |
1 |
7 |
4 |
21 |
R6 |
32 |
4 |
7 |
2 |
5 |
3 |
5 |
22 |
R7 |
25 |
6 |
6 |
7 |
3 |
3 |
3 |
21 |
R8 |
22 |
3 |
3 |
4 |
- |
- |
- |
11 |
R9 |
13 |
- |
- |
- |
9 |
17 |
20 |
150 |
TOTALE |
183 |
25 |
24 |
18 |
- |
1 |
4 |
19
|
R5 ORIGIN |
31 |
7 |
5 |
3 |
- |
- |
- |
22 |
R5 NUOVO |
24 |
1 |
- |
1 |
A destra -
L'elenco di chi possiede i 9 telati costruiti per la 72. Il telaio R4 era un
adattamento dell' R1 sulla versione "C",
il
telaio R5 originale venne riparato dopo l'incidente di Fittipaldi in
Olanda. |
R1, R4: Mary Foulston, GB
R2: Giulio Romani, ITA (incidente Rindt)
R3: Andrew & Michael Schrywer,GB
R5: Classic Team Lotus, GB
R5:Classic Team Lotus, GB (rimpiazzo)
R6: David McLaughlin, GB
R7: collezionista anonimo, GB
R8: Donington Collection, GB
R9: Classic Team Lotus, GB |
Luigi P.
|
|