Libri e psicologia. Hamilton, per prendersi il
quarto Mondiale e battere la Ferrari e Vettel, s’è messo anche a studiare.
Quando le luci si abbassano e la musica si disperde assieme ai cartoncini
colorati della festa, il neocampione cita l’«Arte della guerra», antichissimo
manuale cinese di strategia militare, e in particolare una massima: «Tieniti
stretti gli amici, ma i nemici ancora di più». Magari, chissà, avrà ascoltato
anche Michael Corleone pronunciarla nella saga «Il Padrino».
Il paradosso è enorme: la Ferrari nell’ultima parte
della stagione (dopo Monza) sembrava la macchina migliore in pista, cinque prime
file consecutive fotografano una crescita esponenziale. Ma le promesse sono
state vanificate dalla condotta in gara: fra guasti ed errori dei piloti, il
castello è franato in soli 40 giorni lasciando l’amaro in bocca. Come di certe
storie d’amore finite troppo in fretta restano ricordi dolci — le doppiette a
Montecarlo e Budapest, il successo inaugurale a Melbourne — ma anche dolori
terribili (i motori arrosto a Sepang e a Suzuka, l’autoscontro a Singapore).
Hamilton si scalda quando qualcuno sottolinea come la Mercedes sia la monoposto
più competitiva.
Sarà anche di parte la sua analisi, ma merita
attenzione: «Non credo che abbiamo la vettura migliore, piuttosto il team
migliore. Quante volte abbiamo sofferto? Tante. E se le cose non funzionavano, i
debriefing con gli ingegneri diventavano lunghissimi; ma poi alla fine trovavamo
le soluzioni». Con la fascia di capitano si è messo al servizio della squadra,
rivelando anche inaspettate doti da collaudatore. Perché battere la Ferrari per
la seconda volta (dopo il primo Mondiale vinto nel 2008) ha un valore diverso:
«È una lotta con la storia». Resettare e ripartire, a Maranello Marchionne
ordina di fare tesoro degli sbagli, non pochi, di vincere le ultime due gare,
per poi concentrarsi sulla monoposto per il 2018 già in fase avanzata di
progettazione. Le ferite guariranno, l’umore di Vettel era tetro: «Lewis è stato
più bravo, non credo sia una questione di macchina o di pilota. Anche noi
avevamo una grande monoposto, nel confronto diretto lui è stato migliore».
Proprio così, l'ago della bilancia di questo
mondiale 2017 è stato il talento. Lewis, liberatosi psicologicamente di Nico
Rosberg, ha dimostrato quest'anno una velocità e lucidità di guida
incomparabili. La Ferrari era probabilmente la vettura migliore ma errori del
team e del pilota l'hanno costretta ad arrendersi due gare prima del termine
mentre il team Mercedes, sempre affidabile, trionfa per la quarta volta
consecutiva nel campionato costruttori e piloti. Resta da chiedersi come mai
Lewis abbia sofferto tanto un pilota come Rosberg mentre si è divorato un già
quattro volte campione come Vettel.
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