Michael Schumacher è riuscito, dopo cinque anni, a raggiungere lo scopo prefissato al momento della firma del contratto con la Ferrari; riportare a Maranello il
titolo mondiale piloti.
Per venti volte il nome del pilota scritto nell'albo
d'oro, non era associato alla Ferrari, un periodo doppio rispetto al record negativo precedente quando
Niki Lauda vinse il mondiale nel 1975, undici anni dopo quello di
John Surtees.
Iniziò allora il periodo d'oro della Ferrari con quattro titoli costruttori e
tre piloti, due con Lauda e uno, nel 1979, con Jody
Scheckter.
Gli anni ottanta furono caratterizzati da errori nella gestione della squadra che non hanno permesso ad altri piloti di raggiungere la vittoria finale.
Non dobbiamo considerare il 1982 perchè, quell'anno, la Ferrari era veramente la vettura da battere ma, la tragedia di
Gilles Villeneuve e l'infortunio di
Didier Pironi, hanno portato solo alla conquista del titolo costruttori.
Finalmente, nel 1988, alla guida della Ferrari arriva Cesare Fiorio il quale capisce che, se si vuole vincere, non basta avere la vettura migliore, serve anche il
pilota migliore come dimostrava la McLaren che, con piloti del calibro di
Senna e Prost, riusciva a vincere gare e campionati a ripetizione.
Sono ingaggiati Mansell e Prost e, nel 1990, la Ferrari è nuovamente competitiva e si gioca il titolo con la McLaren di Senna.
Vince il brasiliano malgrado avesse una vettura certamente inferiore.
E' proprio in quell'anno che la dirigenza Ferrari commette un altro errore.
Fiorio ha già un pre-contratto con Senna per il 1992 ma, i vertici della Fiat, preferiscono Prost e licenziano Fiorio con il risultato che la stagione 1991 è disastrosa e, alla fine, anche
Prost viene cacciato.
La scuderia ripiomba così nella mediocrità fino alla firma di Schumacher nel 1996.
Da allora per quattro volte la Ferrari è stata in lotta fino all'ultima corsa e, finalmente, l'inizio del nuovo millennio la vede ancora sul gradino più alto.