Formula 1 news, la storia, le news, i gran premi.

Aiuta Emergency

© Mario Gaiba . All rights reserved. I contenuti non originali appartengono ai legittimi proprietari.

Homepage Mappa sito Gran premi 2024 Team e piloti 2024 Storia Albo d'oro Miti Altri anni Video Senna
Condividi

Aggiungi ai preferiti

 

B.R.M.


I personaggi:

Andretti M.
Ascari A.
Clark J.
Dennis R.
Fangio J.M.
Ferrari E.
Forghieri M.
Hamilton L.
Hill G.
Lauda N.
Lotus
Mansell N.
Moss S.
Patrese R.
Peterson R.
Piquet N.
Prost A.
Raikkonen K.
Rindt J.
Schumacher M.
Senna A.
Stewart J.
Villeneuve G.
Williams F.

I team storici:

Alfa Romeo
B.R.M.
Brabham
Tyrrell

 

Era il 1947 quando, grazie anche al contributo di diverse ditte accessoristiche inglesi, Raymond Mays e Peter Berthon fondarono la BRM, sigla di British Racing Motors. La prima vettura da corsa fu la 16 cilindri a V sovralimentata con compressore, che però non riuscì a prendere la partenza nel primo Gran Premio cui partecipò, a Silverstone nel '50, che coincideva con la prima gara del neonato mondiale di Formula 1. Per vedere una BRM nel campionato del mondo bisognerà attendere un anno, esattamente fino al successivo Gran Premio d'Inghilterra: un'unica apparizione prima di un nuovo stop, che durerà fino al '56, quando la BRM si ripresenterà nello stesso appuntamento inglese del mondiale. Nella stagione successiva, saranno invece tre le gare cui parteciperà la Casa inglese che nel frattempo era stata acquistata nel '53 da Sir Alfred Owen, un ricco industriale amante delle competizioni.

La gloria arriva con Graham Hill

Il 1958 vide la BRM prendere parte a tutto il mondiale, ad esclusione del Gran Premio di Argentina che apriva la stagione. Behra e Schell riuscirono a raccogliere 18 punti, posizionando il loro team al 4° posto nel neonato mondiale costruttori. L'anno successivo andò ancora meglio, con Bonnier che regalò alla squadra il primo successo primeggiando nel Gran Premio d'Olanda. Nel '60, oltre a Bonnier e a Gurney, la BRM si avvalse anche di un pilota che avrebbe fatto molto parlare di sè nel futuro: Graham Hill. Sarà proprio lui, infatti, a riportare al successo la Casa britannica nel '62: ma il baffuto papà di Damon, anche lui mondiale nel '96, non solo vincerà lo stesso Gran Premio d'Olanda conquistato da Bonnier nel '59, ma ripetendosi per altre tre volte nella stagione, svetterà addirittura nel campionato del mondo. Come la Ferrari, la BRM aveva il fascino di realizzare tutto, motore compreso, e quello del '62 era un 8V noto con il nome di «canne d'organo», perché gli scarichi erano liberi: quattro tubi per bancata rivolti verso l'alto, a somiglianza appunto di un organo.

Dopo Stewart il declino

Dopo la sinfonia suonata anche grazie a quel motore da Hill nel '62, la BRM non riuscirà più a ripetere l'exploit di svettare nei mondiali piloti e costruttori. I tre anni successivi andarono alla Lotus di Clark e alla Ferrari di Surtees, anche se nel '64 Hill restò in lizza per il mondiale fino all'ultima gara, quando Lorenzo Bandini agevolò il compagno di squadra Surtees tamponando proprio la BRM di Hill. In quegli anni, curiosamente Graham Hill riuscì a vincere i Gran Premi di Montecarlo e degli Stati Uniti in tutte e tre le stagioni, quasi che quelle gare fossero sue per diritto acquisito. Nel '65, a dar manforte a Hill arrivò Jackie Stewart, che si impose nel Gran Premio d'Italia. Per la nuova formula imposta dalla Federazione, che portava le cilindrate delle Formula 1 da 1500 cc a 3000 cc, il progettista Tony Rudd disegnò un 16 cilindri ad H, un motore complicato e pesante che riuscì a vincere una sola gara e non con la BRM, ma con la Lotus di Clark. Dal 16 H si passò presto a un'architettura a 12 cilindri a V: un frazionamento che diverrà storico per la BRM alla stregua di quello Ferrari. Nel '69, Rudd lasciò il team e il suo posto fu rilevato da Tony Southgate, che disegnò la P 153, una macchina che riuscì a vincere alla grande il GP del Belgio 1970 con il forte Pedro Rodriguez, asso anche nelle gare Sport Prototipi con la Porsche 917. Dalla P153 si passò quindi alla P160, che regalò alla BRM gli ultimi successi in F.1, grazie alle vittorie ottenute a Zeltweg (1971) dallo svizzero Jo Siffert (che dominò la gara) e a Monza, sempre nello stesso anno, da Peter Gethin in una memorabile volata a 5. Nel 1972 la versione P160 B, affidata a Jean Pierre Beltoise, trionfò sotto l'acqua al GP di Montecarlo davanti alla Ferrari di Jacky Ickx. Da ricordare inoltre il 1973 che vide le BRM P160E, le prime monoposto di F.1 sponsorizzate Marlboro fin dalla stagione precedente, affidate tra l'altro ad una coppia destinata a grandi traguardi: Niki Lauda e Clay Regazzoni. Negli anni successivi, a Sir Alfred Owen subentrò suo cognato Louis Stanley, che affittò a diversi piloti le monoposto prima che la gloriosa Casa britannica chiudesse definitivamente i battenti della sede storica di Bourne. L'ultimo pilota ad aver portato in gara una BRM fu Larry Perkins, che disputò il Gran Premio del Sud Africa del '77 con la P 201.


 

B.R.M. IN PILLOLE

Debutto come scuderia F.1:

GP di Gran Bretagna 1951

GP Disputati:

197

GP Vinti:

18

Campionati del mondo piloti vinti:

1962 (Graham Hill)

Campionati del mondo costruttori vinti:

1962 (Graham Hill e Richie Ginther)

Ultima gara disputata:

GP Sudafrica 1977

 


Senna

Ayrton Senna Forever Un tributo al più grande pilota di tutti i tempi.



Salute

Yoga a Modena Yoga Olistica Modena.
Praticare Yoga a Modena.
Un luogo dove stare bene.



Salviamo i Bambini

Save the Children


 

Save the Children
Emergenza Zimbabwe

Scrivete se avete domande o commenti

© Mario Gaiba . All rights reserved. I contenuti non originali appartengono ai legittimi proprietari.

Aggiornato il: 19-dic-2023