I personaggi:
Andretti M. Ascari A. Clark J. Dennis R. Fangio J.M. Ferrari E. Forghieri M. Hamilton L. Hill G. Lauda N. Lotus Mansell N. Moss S. Patrese R. Peterson R. Piquet N. Prost A. Raikkonen K. Rindt J. Schumacher M. Senna A. Stewart J. Villeneuve G. Williams F.
I team storici:
Alfa Romeo B.R.M. Brabham Tyrrell
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Trent'anni: tanto è durata la storia della Brabham, che fece il suo
debutto nel '62 per volontà di «Black
Jack», iridato nel '59 e nel
'60 con
la Cooper. La squadra del campione australiano si affermò già dalla metà
degli anni Sessanta, per vivere una nuova stagione di
successi nei primi anni Ottanta, quando era però passata sotto il
controllo di Ecclestone. L'abbandono del team da parte di Piquet convinse
Bernie a concentrarsi sulla FOCA: due elementi che decretarono la fine
della squadra.
È il 1966 quando Jack Brabham, al volante di una monoposto che porta il
suo nome, conquista il campionato del mondo: un fatto unico nella storia
della F.1. Cioè che un pilota diventato costruttore abbia avuto la
soddisfazione di svettare nel mondiale con una propria vettura. Dopo aver
vinto due titoli di fila nel '59 e nel '60, infatti, Jack Brabham aveva
iniziato a pensare a una propria scuderia, anche perché i suoi rapporti
con la Cooper, scuderia che lo aveva lanciato, erano andati deteriorandosi
progressivamente. Così, nel '62, ai nastri di partenza del campionato del
mondo si presenta un nuovo team: quello della Brabham MRD (sigla che sta
per Motor Racing Developments), che fino al '65 utilizzerà motorizzazioni
Climax. Primo e storico progettista delle vetture, fino a quel '71 in cui
la squadra fu ceduta a Bernie Ecclestone, fu Ron Tauranac, australiano
come patron Brabham: ogni monoposto di questa prima era del team, portò
appunto la sigla BT (Brabham Tauranac).
Alla prima stagione
interlocutoria del '62 che vide come pilota solo lo stesso Jack Brabham,
seguì un biennio di crescita anche con l'apporto di un altro pilota: Dan
Gurney. E sarà proprio lo statunitense a regalare alla squadra la
prima
vittoria in campionato, nel Gran Premio di Francia del '64, ripetendosi in
Messico. Nella stagione successiva, nel team arriva anche Denis
Hulme, un
neozelandese destinato a vincere il mondiale '67 proprio al volante di una
Brabham. In questo 1965, oltre che in F.1, la Brabham si cimenta anche in
F.2, raccogliendo con patron Jack e con Denis Hulme una serie di successi
propiziati anche dalla motorizzazione Honda. L'era della formula 1.500 cc
finisce: nel '66 si passa a quella di 3 litri, e sarà proprio la Brabham a
interpretare al meglio i nuovi regolamenti, conquistando il titolo a fine
stagione. Titolo bissato, l'anno successivo da Denis Hulme.
L'arrivo
di Ecclestone
Nei quattro anni successivi, la
Brabham vincerà però soltanto tre Gran Premi, acuendo una crisi
finanziaria che la porterà a essere venduta a Bernie Ecclestone. A
Ron Tauranac succedette come responsabile tecnico Ralph Bellamy, cui fece
seguito un giovanissimo ingegnere sudafricano destinato a riportare il
team al vertice della F.1: Gordon M. Sotto la sua guida, la quadra
crescerà sempre di più fino a conquistare un 2° e due 3° posti nel
mondiale costruttori nel '75, '78 e
'80. La stagione successiva è quella
del ritorno al successo pieno: Nelson Piquet
si aggiudica infatti il
titolo iridato battendo al termine di un estenuante duello la Williams di
Carlos Reutemann. L'anno successivo, con la scelta tecnica di sposare la
nuova motorizzazione turbo tramite un quattro cilindri realizzato dalla BMW, la squadra non può puntare in alto, vivendo la stagione come
interlocutoria. Il riscatto non si fa però attendere molto, visto che
nell'83 Nelson Piquet vince il campionato del mondo al volante della sua
Brabham-BMW turbo: fra l'altro, il brasiliano e la sua squadra hanno la
soddisfazione di svettare per primi nella nuova era della
turbocompressione. La potenza sviluppata dal propulsore bavarese arrivò a
superare i 1300 CV.
Dopo Piquet,
la fine
Due anni dopo, la Brabham vinceva, sempre con Nelson Piquet, la
sua ultima gara iridata: curiosamente proprio in quel Gran Premio di
Francia che l'aveva vista vincere per la prima volta nel '64. Al termine
di questa stagione, infatti, l'asso brasiliano lasciava la scuderia per
passare alla Williams, allettato soprattutto dalla motorizzazione Honda:
una scelta che gli darà ragione, visto che l'anno successivo Piquet
conquistò il titolo. Per contro, la Brabham vive nell'86 un anno
terribile, non solo perché la nuova vettura messa in campo da Murray è
subito tacciata di essere troppo avveniristica oltre che pericolosa
dall'ambiente, ma perché sul circuito di Le Castellet, nel corso di alcuni
test privati, Elio De Angelis, approdato nel team con Riccardo Patrese
dopo il divorzio di Piquet, perde la vita in uno schianto terribile. Sotto
accusa è messa proprio la Brabham, oltre all'inefficienza dei mezzi di
soccorso. La stagione successiva è l'ultima di un team ormai allo sbando
dopo che Bernie Ecclestone ha deciso di disfarsene. Ma dopo un 1988 che
per la prima volta dopo decenni vede un campionato del mondo senza la
presenza della Brabham, ecco che nella stagione successiva la squadra si
ripresenta ai nastri di partenza grazie a una nuova società che ne ha
rilevato la gestione da Ecclestone. Si intuisce però subito che la squadra
ha il fiato corto: un fiato che terminerà del tutto nel '92, esattamente
col Gran Premio di Ungheria, quando Damon Hill riuscì faticosamente a
qualificare la sua Brabham da saldi di fine stagione. Anzi, da
fallimento.
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