I personaggi:
Andretti M. Ascari A. Clark J. Dennis R. Fangio J.M. Ferrari E. Forghieri M. Hamilton L. Hill G. Lauda N. Lotus Mansell N. Moss S. Patrese R. Peterson R. Piquet N. Prost A. Raikkonen K. Rindt J. Schumacher M. Senna A. Stewart J. Villeneuve G. Williams F.
I team storici:
Alfa Romeo B.R.M. Brabham Tyrrell
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era nato a Milano il 13 Luglio 1918. Suo padre Antonio era stato il
più grande pilota italiano dei suoi tempi e aveva l'abitudine di portare
spesso suo figlio con sé alle corse cui partecipava. Due settimane prima
che Alberto compisse sette anni, Antonio Ascari rimase ucciso mentre stava
conducendo il Gran Premio di Francia a Montlehry. Da quel momento il
desiderio di Alberto fu quello di diventare un pilota di macchine da corsa
proprio come il padre. Fu così preso da questo suo sogno che scappò ben
due volte da scuola e appena poté si comprò una motocicletta. La sua prima
gara fu la Mille Miglia del 1940 e la macchina che guidò una Ferrari. Nel
1940 sposò una ragazza di Milano ed ebbero due bambini. Il maschio venne
chiamato Antonio, in ricordo del nonno, e la femmina Patrizia. Ascari era
molto legato alla famiglia. Alberto riprese a gareggiare nel 1947.
Comprò una Maserati 4CLT dai nuovi proprietari, la famiglia Orsi. Racimolò
tre milioni di lire e il suo caro amico Gigi Villoresi lo aiutò dandogli
altri due milioni. Ascari e Villoresi corsero con successo sui circuiti
del Nord Italia, e la folla milanese soprannominò Alberto "Ciccio". Il
1948 si rivelò un altro anno di successi per la coppia di amici alla guida
delle più evolute Maserati San Remo. Ascari gareggiò su un'Alfa 158,
finendo terzo nel Gran Premio di Francia a Reims, dietro ai compagni di
squadra Wimille e Sanesi. Enzo Ferrari, che era stato un
grande amico e compagno di squadra del padre di Alberto, si era
appassionato ai successi di Alberto e aveva messo sotto contratto Ascari e
Villoresi nel 1949. Quell'anno Ascari vinse sei volte, una delle quali a
Buenos Aires nel Gran Premio di Peron. Nel 1950 ottenne nove vittorie
con la Ferrari e nel 1951 sei, nonostante la Ferrari rivestisse un ruolo
di secondo piano rispetto alle più rodate Alfa Romeo 158/159, ma fu il
1952 la sua stagione più ricca con addirittura 12 vittorie. La prima gara
alla quale non partecipò fu nel 1952, il Gran Premio di Svizzera, essendo
impegnato nelle qualificazioni di Indianapolis con la Ferrari 45OO, con la
quale forò una gomma nella 500 miglia, ma per quanto riguarda le altre
gare ebbe vita relativamente facile in quanto Fangio, della squadra rivale
Maserati, fu messo fuori gioco per gran parte della stagione in seguito ad
un incidente nel Gran Premio di Monza a Giugno. Ascari vinse tutte
le 6 gare a cui prese parte e il
Campionato del Mondo.Si ripete nel 1953
vincendo le prime 3 gare e stabilisce il record di vittorie consecutive:9.
Ascari era più tranquillo
quando si trovava in testa alla corsa e, diversamente da molti altri
piloti, sembrava non dare il suo meglio quando stava dietro.
Come Enzo
Ferrari più tardi ricordò: "Quando guidava, non poteva essere sorpassato
tanto facilmente, anzi di fatto era impossibile farlo".
Non era un
pilota sereno. Con la sua smorfia e lo sguardo fisso sembrava frustasse la
sua auto e che le sue mani sensibili tormentassero il volante. Quando aveva fretta
affrontava le curve con una serie di rischiose sterzate piuttosto che con
un unico fluido movimento. Avere Ascari alle spalle era un'esperienza
davvero snervante. La sua mente era ossessivamente impegnata a cercare il
sorpasso ad ogni costo.
Il 1954 era stato un anno molto deludente per il campione del mondo
del '52 e del '53. Ascari era uscito dalla Ferrari alla fine del 1953 e il
1° Gennaio del 1954 aveva firmato per l'ambiziosa azienda Lancia,
che aveva progettato e costruito la sua prima e alquanto innovativa
macchina da Gran Premio. La messa a punto del mezzo però procedeva con
lentezza e il suo debutto in pista veniva continuamente rimandato. Nel
frattempo la Mercedes Benz annunciò che le Silver Arrows (le frecce
d'argento), dalla rivoluzionaria aerodinamica, sarebbero state pronte per
gareggiare nel Gran Premio di Francia a Luglio.Fu così che, per
fronteggiare la minaccia al primato italiano, la Lancia permise ad Alberto
e al suo amico e guida Luigi Villoresi di passare al volante delle
Maserati 250 F. Ma fu inutile. Fangio e Kling sulle loro
W196 seminarono tutti gli avversari. Solo sei concorrenti su
ventuno terminarono la gara e Alberto, come molti altri, fuse il motore al
2° giro, nel tentativo di mantenere il passo delle Mercedes. Dopo
alcune gare decisamente sfortunate con la Maserati, ad Ascari venne
generosamente prestata una Ferrari per correre il Gran Premio d'Italia.
Alberto riuscì a conquistare la prima fila della griglia di partenza e al
6° giro era in testa. La corsa finì per diventare una sfida tra Ascari e
Moss, sulla sua Maserati personale, ma al 49° giro Alberto fu costretto a
ritirarsi per noie al motore. Alla fine accadde proprio ciò che gli
italiani avevano più temuto: Fangio vinse alla guida della tedesca
Mercedes, ma solo dopo che la coppa dell'olio di Moss si fu spaccata. Bisognava
fare qualcosa e così due Lancia rosso porpora nuove fiammanti furono
messe a punto in fretta e furia per debuttare nell'ultima gara del 1954,
il Gran Premio di Spagna, che si corse il 24 Ottobre nel circuito
Pedralbes. Alberto partì alla grande e già all'8°giro aveva
accumulato un grosso vantaggio. Al nono giro però un gemito di
costernazione si sollevò non appena fu costretto a fermarsi per problemi
alla frizione.
Ascari corse un altro giro lentamente e poi si ritirò. Villoresi si era
già ritirato al quarto giro. Anche se la Ferrari di Hawthorn vinse la
competizione, fu Fangio a conquistare il Campionato del Mondo del 1954,
grazie alla Mercedes Benz W 196, ma anche grazie al fatto che la Lancia
ritardò la messa a punto della sua D50. Benché tutte e tre le Lancia
si fossero ritirate nel Gran Premio di Argentina del 16 Gennaio del 1955,
le D50 vinsero due gare minori di F1 e con la formidabile squadra degli
italiani, Ascari, Gigi Villoresi e il giovane Eugenio Castellotti, la
Lancia era pronta a misurarsi con i tedeschi, finora trionfatori, e a
batterli.
E' il 22 Maggio del 1955 e il
Gran Premio di Monaco e d'Europa sta tenendo tutti col fiato
sospeso. Alberto Ascari sulla sua Lancia D50 è autore di una rimonta
incredibile, per raggiungere in testa alla corsa la Mercedes Benz W196 di
Stirling Moss. E' il 77° giro di pista e sta recuperando due o tre secondi
per giro. Possiamo capire da un rapido calcolo che se Moss rallentasse la
velocità di un secondo per giro Ascari lo raggiungerebbe e lo
sorpasserebbe all'ultimo giro... All'81°giro Moss finisce fuori pista con la Mercedes
fumante. I pistoni non hanno retto alle sollecitazioni della corsa.
Siccome Fangio si è già ritirato per la rottura di una trasmissione al 50°
giro le speranze dei tedeschi svaniscono definitivamente, lasciando il
campo libero alla Lancia e alla sua prima vittoria di Gran Premio. Non
appena Ascari si avvicina al Casino, in quel fatidico 81° giro, gli
altoparlanti stanno informando gli spettatori di ciò che lui ancora non
può sapere, e cioè che Moss è uscito di pista e che i meccanici stanno
fissando impotenti il motore. Conducendo la sua Lancia nel dedalo di curve, proprio mentre
affronta la svolta del Casinò, Alberto all'altezza della stazione si
accorge che la folla sta cercando di richiamare la sua attenzione. Lui non
può immaginare che ciò che stanno cercando di dirgli è che non appena
raggiungerà gli spalti sarà lui il vincitore.
La sua ferma concentrazione,
tesa a mantenere il controllo della sua Lancia alla maggiore velocità
possibile, viene meno. Ha la sensazione che qualcosa non stia andando per
il verso giusto non appena infila la curva della stazione e imbocca la
Corniche. Guizza nel tunnel e poi fuori in pieno sole per trovarsi ancora
faccia a faccia con la folla esultante e in preda all'entusiasmo. Ciò
distoglie la sua attenzione proprio mentre deve affrontare la discesa che
porta alla chicane e la curva gli diventa impossibile. Sceglie quindi
l'unica via di fuga e si scaraventa in acqua oltre le barriere di
protezione. Nascosto tra le balle di fieno c'è un pilastro di ferro.
L'auto lo manca per soli trenta centimetri.
Il vapore prodotto dal motore
rovente mischiato alla polvere e ai frammenti della paglia si diffonde
nell'aria. Per tre lunghissimi secondi tutti smettono di respirare. Poi un
casco azzurro appare balenando sulla superficie dell'acqua. Ascari viene
tratto in salvo da una barca prima ancora che i sommozzatori possano
raggiungerlo. Vince la gara su una Ferrari Trintignant che ha condotto
una corsa veloce ma regolare, assistendo alla progressiva uscita di scena
di tutti i piloti che aveva davanti a sé alla fine del 10° giro. Nel
frattempo Alberto giace in un letto d'ospedale con il naso rotto e sotto
shock. Un vero miracolo. Quattro giorni dopo, a Monza,
Ascari è di nuovo in piedi ad assistere alle prove di qualificazione a
Supercortemaggiore. Appena prima di tornare a casa con sua moglie per il
pranzo decide di fare qualche giro con la Ferrari del suo amico Castellotti. In camicia e pantaloni e indossando il casco di Castellotti
si avvia. Al 3° giro all'uscita da una curva l'auto imprevedibilmente
sbanda, capovolgendosi due volte dopo un testacoda. Sbalzato fuori dal
mezzo Ascari si ferisce gravemente e muore dopo pochi minuti.
La morte di Ascari venne accolta come una perdita
per l'intera nazione. Telegrammi di cordoglio vennero spediti da tutto il
mondo. Alle colonne della chiesa di San Carlo al Corso furono appesi
drappi neri e un'enorme scritta: "Accogli, o Signore, sul traguardo
l'anima di Alberto Ascari." Per i suoi funerali la piazza del Duomo, il
cuore pulsante di Milano, era invasa di gente. La piazza più rumorosa
d'Italia fu quel giorno così silenziosa che si potevano sentire i telefoni
squillare a vuoto nelle case. Tre giorni dopo le esequie la Lancia
sospese ogni attività agonistica e a Luglio consegnò sei modelli D50, con
motori, progetti e ricambi, alla Ferrari.
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