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Jody Scheckter

Nel 2001 Jacques Villeneuve, pilota della BAR, e Tomas Scheckter, tester Jaguar, saranno colleghi. Ed i loro genitori sono nientemeno che i ferraristi Gilles e Jody.

Soprannominato il "piccolo orso"[1] Jody Scheckter, nato in Sudafrica il 29 gennaio 1950, debutta in “F.1” nel 1972 con una McLaren-Ford nell'ultimo GP della stagione. Irruente e grintoso all’inizio della carriera, di pochissime parole non andando mai oltre un “no”, un “sì”, un “boh”, ebbe una metamorfosi incredibile quando venne a Maranello: acquisì un senso dello humour e diventò guardingo, accorto, persino stilista, quando si trattò di raccogliere punti per il campionato.

Nel 1973 in Inghilterra si mette in luce "negativamente". Con una terrificante carambola rende fuori uso nove vetture mettendo, tra l'altro, fine alla carriera di Andrea De Adamich in “F.1” (che ritroveremo una decina d'anni dopo come valido commentatore TV dello sport automobilistico). Dal 1974 fino al 1976 corre con la Tyrrell vincendo 4 gare. L’unico pilota a vincere con una “F. 1” a sei ruote: la Tyrrell P34-Ford. Nel 1977 si accorda con una nuova scuderia debuttante nel campionato: la Wolf. Progettata da H. Postlethwaite è una meteora. Con questa monoposto vince 3 gare arrivando secondo in classifica finale dietro N. Lauda su Ferrari. L'anno seguente ci saranno solo piazzamenti a punti. Nel 1979 passa alla Ferrari. E' la consacrazione. Vince 3 gare e il Mondiale piloti è suo.

Disse: « A volte non sono molto veloce, ma sono un conservatore e penso che questa sia la strada giusta per vincere il campionato ». Era questo anche il Lauda - pensiero.

Purtroppo non la pensava così Gilles Villeneuve e questo era il suo pregio, ma anche il suo limite.

Proprio nel 1979 nacque una amicizia bellissima tra Villeneuve e Scheckter come mai, forse, si era vista tra compagni di squadra. Nel GP del Sudafrica ’79 vinse Villeneuve, Jody arrivò secondo. Ci rimase male poiché correva davanti al suo pubblico. « Nel 1979 ho avuto un avversario temibilissimo chiamato Villeneuve: fu lui a darmi i maggiori pensieri. Ma con Gilles c’era anche l’accordo di non darci battaglia in pista. E così fu. Sempre ».Gilles era un ragazzo molto generoso, forse superiore nel giro di qualificazione, ma non in gara. Scheckter aveva bisogno di lui e glielo faceva capire. Così lo sviluppo della vettura filò a meraviglia.

Jody s'interessò molto della sicurezza dei piloti. Fu eletto presidente della “F.1 Drivers Association” e per questo dava fastidio a molti. Voleva abolire le minigonne mobili (bandelle laterali che creano deportanza “incollando” le vetture sulla pista, in curva), restringere i pneumatici ed allargare il telaio.

« ...Quando sfortunatamente le minigonne rimangono bloccate in alto, si perde circa la metà della deportanza  e quindi il controllo sulla macchina. Se si è fortunati si riesce a prendere la curva in sbandata, altrimenti si vola fuori pista... ...In alcune macchine il pilota è ficcato sul sedile con solo pochi centimetri di guscio su entrambi i lati. Non c’è praticamente protezione per lui se viene colpito sul fianco o se slitta lateralmente contro qualcosa. Non c’è motivo per cui le macchine non possano avere una maggiore struttura di scocca, tranne per il fatto che i costruttori si sono accorti che una macchina più stretta è più veloce: ma se tutte le macchine fossero più larghe, non danneggerebbe nessun progettista più di un altro». E’ incredibile l’attualità di questo discorso. Sembra fatto ai giorni nostri e non nel 1980. Per la cronaca le minigonne furono abolite nel 1982; i pneumatici ristretti nel 1993 e le protezioni laterali al pilota introdotte nel 1996 !.

Il 15 luglio in un albergo di Milano tenne una conferenza stampa. «Al termine di questa stagione mi ritirerò dalle corse. Avrei potuto tirare avanti ancora un anno per guadagnare altri soldi. Ma in “Formula 1” questo non si può fare. Sarebbe stupido ammazzarsi per dei soldi»....«Ho avuto tutto dalle corse: soldi, soddisfazioni un po’ di fama. Ma ho sempre considerato lo sport come un periodo della mia vita. Ora voglio fare altre esperienze, altre scoperte. Voglio realizzarmi in qualcosa di totalmente diverso».

Il 21 settembre nasce il suo secondo figlio, Tomas.

Il 28 settembre al GP del Canada, penultimo della stagione, non riuscì a qualificarsi, mentre nell'ultimo GP del 1980, sua ultima gara, si qualificò in ultima fila !!.

Disse di lui Enzo Ferrari: « Scheckter, grintoso sudafricano di famiglia lituana, lo osservavo con interesse e simpatia da due anni, convinto che la sua esuberanza l’avrebbe portato, con l’adeguata assistenza tecnica di una squadra professionale ai vertici mondiali. ... Soltanto nel 1979 ha potuto correre con noi, coronando quel successo al quale lo ritenevo predestinato e dimostrandosi non solo un combattente audace, ma anche un razionale calcolatore di risultati intermedi. Qualità, questa, che probabilmente nessuno gli avrebbe precedentemente attribuito. Con Scheckter ho sperato che risultasse smentita la mia teoria sulla parabola dei campioni del mondo e invece anche lui non ha fatto eccezione alla regola. Chiese un giorno di parlarmi. Mi raccontò della famiglia, del secondo figlio, dei suoi interessi finanziari in Europa, del suo desiderio di sistemarsi per il futuro a Montecarlo rinunciando alle corse, da bravo previdente uomo d’affari. Lo confortai nella sua decisione, ricordando il tumulto dei sentimenti di pilota quando, nel 1931, stava per nascere il mio Dino. Scheckter, presentatosi alla Ferrari come personaggio curiosamente difficile, mi ha lasciato il ricordo di un uomo dimostratosi leale e di ottimi sentimenti. Quando lo vedo alla televisione, ascolto il suo commento e sento che la sua passione sportiva è tutt’altro che spenta ».

Jody nel 1980 con la mogle ed il primogenito Toby

Il 1980 fu l'ultima stagione in “Formula 1” per Jody Scheckter che abbandonò le gare all’età di appena 30 anni. E per 21 anni è stato l’ultimo pilota a vincere un mondiale con la Ferrari

Nel 1981 lasciò la moglie ed emigrò negli Stati Uniti. Ma quando Gilles morì nel 1982, la lealtà e i buoni sentimenti di Jody vennero fuori, e ritornò a Montecarlo, aiutando la famiglia Villeneuve a superare i momenti difficili.

Poi scomparve e non si vide più nel mondo delle corse. Per molti anni ha vissuto ad Atlanta, in Georgia (USA), recandosi solo raramente in Sudafrica. E’ diventato un importante uomo d’affari e dirige una azienda che produce armi militari molto sofisticate..

Alle corse non ci ha  pensato più. Anzi era convinto che andandosene negli Stati Uniti dove non era famoso sarebbe riuscito a nascondere il suo passato di pilota di Formula 1 ai suoi due figli. Speranza vana in quanto sia Toby che Tomas hanno poi cominciato a gareggiare in auto. Arresosi all’evidenza ha cominciato prima a seguire Toby, che con alterne fortune ha gareggiato nelle formule minori, e poi Tomas diventato, all’età di 20 anni, collaudatore della Jaguar di Formula 1. Jody segue il figlio come un’ombra ed il vecchio amore è nuovamente tornato: “Se un giorno mio figlio arrivasse sul podio penso proprio che potrei rivivere una emozione simile a quella vissuta ventuno anni orsono”.

Ha disputato 112 GP, correndo con McLaren, Tyrrell, Wolf e Ferrari, vincendone 10, con 3 pole position e 5 giri veloci in gara.

E' stato Campione del Mondo con la Ferrari 312 T4 nel 1979.


di Pietro Caporella
[1] "il grande orso" era invece Denis Hulme (neozelandese 18/6/36 - 4/10/92), campione del mondo con la Brabham BT24 - Repco nel 1967, soprannominato così per la sua stazza ed il carattere scontroso.[torna]

 

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Aggiornato il: 19-dic-2023