Michele Alboreto
Michele Alboreto debutta in Formula 1, nel 1981 a San Marino al
volante della Tyrrell-Ford. Gli sono sufficienti due anni per mostrare
agli addetti ai lavori le qualità
che
lo renderanno, qualche anno dopo, uno dei più maturi candidati al titolo
iridato. Il matrimonio tra Alboreto e la scuderia britannica porta a due
vittorie, le ultime della gloriosa Tyrrell, entrambe negli Stati Uniti, e
ad un settimo e un dodicesimo posto in classifica generale. Il suo stile di guida,
veloce e grintoso, piace molto
a Enzo Ferrari che, per lui, fa cadere il veto sui
piloti italiani e lo ingaggia nel 1984. L'anno dopo
è già in lotta per il titolo che, solo sconsiderate
scelte tecniche della Ferrari, glielo fanno perdere.
Alboreto rimarrà l' ultimo pilota italiano ad essere stato scelto
personalmente da Enzo Ferrari, il quale morirà nello stesso anno in cui si
interromperà l' idillio tra la scuderia di Maranello ed Alboreto, il 1988.
Comunque, dopo una prima promettente stagione chiusa al quarto posto in
classifica generale, Michele apre un 1985 nel modo in cui, a Maranello, tutti si
auguravano: dopo il Nuerburgring, nona prova del campionato mondiale, Alboreto
è primo in classifica iridata in virtù delle vittorie in Canada e Germania
e dei numerosi piazzamenti a punti ma, sulla distanza, emerge la maggior
esperienza dell' inseguitore Alain Prost in più, lo stop dello sviluppo da
parte dei tecnici Ferrari, il quale ribalta la situazione e il francese della
McLaren, vince il suo primo titolo mondiale. La delusione in casa Ferrari è
tanta e ancora più grande è l' amarezza di Alboreto: egli non riuscirà
più, negli anni seguenti, a rinverdire i fasti di quella stagione e si troverà
sempre a gareggiare per la conquista di una posizione
secondaria. I risultati parlano di un 8°, di un 7° e di un 5° posto nelle
successive tre annate al volante della "Rossa" e a fine 1988,
nonostante sia già dato per scontato l' arrivo di Nigel Mansell a Maranello, Enzo
Ferrari convoca per l' ultima volta il pilota milanese al fine di chiedergli
le sue intenzioni: Alboreto ritiene che andarsene sia la scelta migliore
e così viene messa la parola fine ad un matrimonio durato cinque anni. Michele
chiuderà la sua carriera passando, nell' arco di tre stagioni, dalla Tyrrell
alla Lola, dalla Footwork alla Minardi, restando però sempre a lottare nelle
retrovie. Dopo la F.1, si dedica alle vetture
sport, vince la 24 ore di Le Mans nel 1997 su
una Porsche in coppia con Johansson, già suo compagno alla
Ferrari. Nonostante i 44 anni e un conto in banca notevole, la febbre per
le corse non l'abbandona e inizia il 2001 con la scuderia AUDI che
corre nella categoria sport. L'obbiettivo è, rivincere la mitica 24 Ore di Le
Mans. Proprio durante le prove in vista di questa gara, Alboreto perde la
vita sul circuito di Dresda. Era il 25 aprile 2001. Con lui se ne và
non solo un grande uomo, sempre disponibile e molto acuto nei suoi commenti sul
mondo dell'automobilismo, ma anche un grande pilota, purtroppo poco
apprezzato in patria, che fece parte dell'ultima generazione di grandi
piloti italiani, insiema a Elio de Angelis e a Riccardo Patrese. A
tutti i suoi tifosi, comunque, resterà negli occhi e nel cuore quella stupenda
vittoria in Germania, che permise di coltivare il sogno di un titolo, e la
cocente delusione che derivò dal vederlo svanire. Voglio infine ricordare che è stato l'unico pilota italiano, dopo
Ascari, a lottare per il titolo mondiale.
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