Il Gran Premio di Interlagos del 2016 passerà
alla storia della Formula 1 per due motivi: perché riapre alla grande il
mondiale di Formula 1 in vista della sfida finale tra due settimane ad Abu
Dhabi, con Hamilton a - 12 sempre più nel ruolo di leone e Rosberg sempre
più in quello di gazzella; ma soprattutto perché certifica in via definitiva
quello che in molti avevano già capito. E cioè che la stella di Max
Verstappen è destinata ad entrare nella leggenda di questo sport. La sua
gara è stata formidabile, fantastici i suoi sorpassi su Raikkonen, Rosberg e
Vettel, entusiasmanti le sue rimonte (da 13° a 3° in dieci giri, a tratti
sembrava Senna con la Toleman a Montecarlo nell'84), emozionanti persino i
suoi errori. Usa l'imprudenza dei suoi 19 anni come un cannone contro gli
avversari, e l'impressione è che laddove gli altri vedono solo pericoli, lui
veda luminose opportunità.
Interlagos regala alla Formula 1, giunta alla sua gara decisiva, lo scenario
più suggestivo: pista bagnata ai limiti della praticabilità (al momento del
via almeno in tre curve la visibilità è zero) e uno scenario - tra nuvole,
acqua e adrenalina - da tregenda. La direzione di gara inizialmente sceglie
la linea prudente e decide per una partenza ritardata e dietro safety car. I
giri a velocità controllata sono una delusione per il pubblico, che da
sempre preferisce il dramma delle partenze da fermo, ma soprattutto sono
un'agonia per i piloti, specie per i due della Mercedes che si stanno
giocando il mondiale. Le radio sono bollenti. I team continuano a chiedere
informazioni sulla pista ("c'è un sacco d'acqua sui rettilinei") e a
restituire raccomandazioni alla calma e inviti alla prudenza.
Prudenza e calma che svaniscono all'uscita di scena della safety car, al
settimo giro. Appena si fa sul serio si capisce che le polemiche della
vigilia sulla chiamata di Toto Wolff al papà di Verstappen perché il piccolo
Max si desse una calmata erano vane e patetiche. Il pilota della Red Bull
parte arrabbiato e dopo un paio di curve infila Raikkonen come fosse un
doppiato e si lancia all'inseguimento di Nico Rosberg che così precipita
nella posizione psicologicamente più complicata possibile, con la nuvola
d'acqua del suo rivale davanti alla visiera, e gli ormoni impazziti di
Verstappen dietro la marmitta...
Male la partenza della Ferrari: dopo la dormita di Raikkonen, anche Vettel
ci mette del suo, perde il controllo della vettura e finisce in testacoda.
Rientrato ai box per mettere le intermedie, gli uomini del garage rosso
decidono di allinearsi e sbagliano il cambio gomme. Gara sostanzialmente
compromessa. Al 14esimo giro, infine, una mega uscita di Nasr chiama la
seconda safety car. Alla ripresa, sei giri dopo, Raikkonen completa la
giornata nera delle Rosse con uno spettacolare e disastroso schianto contro
le recinzioni. L'impatto spaventa più Vettel che Raikkonen il quale esce con
le sue gambe dall'abitacolo.
L'incidente convince la direzione di gara ad esporre la bandiera rossa e
interrompere momentaneamente il Gran Premio. Alla ripresa le condizioni sono
ulteriormente peggiorate, dalla radio si capisce che Vettel non vede l'ora
di andarsene a casa. Gli unici che sembrano a loro agio sono Hamilton e
Verstappen. In particolare il ragazzino. E infatti quando la gara riparte,
al 32° giro è proprio lui, l'uomo che avrebbe dovuto darsi una calmata -
secondo i desiderata espressi al telefono dal team principal della Mercedes
- infila Nico Rosberg esattamente come aveva fatto con Raikkonen, per il
delirio del pubblico brasiliano. Il sorpasso serve solo a capire di cosa sia
capace questo ragazzo perché, tra
pit stop (lui ne farà 5) e safety car (ce ne saranno altre due), la
posizione finale, terzo.
Entusiasmante è invece la vittoria di Hamilton a cui però non sarà
sufficiente ripetersi tra due domeniche. Con una seconda posizione Rosberg,
ma anche con una terza, sarà campione del mondo e dunque, l'inglese dovrà
sperare nell'aiuto della Red Bull. Certo non di questa Ferrari. |