COMMENTO
Altro che un secondo GP negli Usa a Las Vegas… La F.1 stavolta l’ha
combinata grossa, proprio davanti a un pubblico da sempre un po’ freddo nei
confronti di questa categoria automobilistica. Un pubblico che oggi ha
assistito a Indianapolis a uno spettacolo mai visto, un GP farsa corso da
solo sei vetture: due Ferrari, due Jordan e due Minardi. Cioè le squadre con
gomme Bridgestone. Tutte le altre, cioè quelle gommate Michelin (McLaren,
Bar, Williams, Renault, Red Bull, Sauber e Toyota) hanno preso la decisone
più drastica ma alla fine inevitabile, ritirarsi dopo il giro di
ricognizione senza disputare il GP mancando le condizioni di sicurezza delle
coperture francesi.
Il pubblico non sapeva nulla del caos gomme di questi due giorni e ha visto
solo l’allucinante effetto conclusivo: solo sei macchine schierate al via e
una gara con tutti gli altri protagonisti subito ai box. Inevitabili i
fischi e qualcuno ha anche lanciato bottigliette in pista. Come si è
arrivati a questa pagliacciata? In pratica la Michelin ha confermato ieri
che le sue coperture non sarebbero state sicure per più di dieci giri e per
salvaguardare la vita dei piloti, i suoi team clienti hanno preferito non
correre. Inevitabile anche perché dopo la convulsa giornata di ieri e
un’altrettanto confusa giornata di oggi non c’è stato verso di risolvere la
questione.
Nella riunione del mattino la Michelin aveva ribadito che le sue gomme, sia
quelle portate per la corsa sia quelle fatte arrivare dalla Francia e
utilizzate nel GP di Spagna, non avrebbero garantito la sicurezza.
Impossibile cambiarle per regolamento dopo le qualifiche, inevitabile
chiedere una deroga alla Fia. Ma l’accordo non si è trovato, anche e
soprattutto perché qualsiasi soluzione avrebbe penalizzato quelle squadre
che si sono presentate con gomme perfettamente sicure. L’ultima proposta a
poche ore dal via era stata il cambio della griglia di partenza piazzando
nelle prime tre file le sei monoposto equipaggiate con gomme Bridgestone e
correre mettendo una chicane prima della velocissima curva sopraelevata che
immette sul rettilineo d'arrivo.
Tutte d’accordo tranne, assolutamente in modo legittimo, la Ferrari. E nella
“gara” tra pochi intimi, il Cavallino ha naturalmente avuto vita facile. Ha
vinto Michael Schumacher davanti a Rubens Barrichello. Con tanto di
incredibile rischio di collisione tra i due a 22 giri dalla fine quando il
brasiliano è andato nell’erba per evitare il tedesco che usciva dai box dopo
il rifornimento.
Ha completato il podio il portoghese Tiago Monteiro (Jordan) davanti al
compagno Narain Karthikeyan. Ultime le due Minardi di Albers e Friesacher.
Ma ora il grande tema non è un Mondiale in cui la rossa si è riportata nelle
posizioni di vertice, bensì i tanti interrogativi di una F.1 piena di guai.
Una F.1 incapace di mettere d’accordo i suoi protagonisti, di proporre
sorpassi in pista e non ai box, di risolvere vincoli regolamentari che
producono situazioni paradossali come quella vista oggi. Di sicuro meglio
non parlare di F.1 con gli americani per un bel pezzo. |